Sabato 11 aprile nella sala consiliare del Municipio di Borgia c’è stato l‘incontro: “Uccp, risultati e prospettive”.Dopo i saluti del sindaco Ing. Domenico Fusto, il dr Ercole Mercuri, coordinatore dell’UCCP di Lamezia, ha esposto i vari modelli di UCCP e gli ottimi risultati della sua UCCP verificati ed attestati dall’AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali), che ha fatto da modello alle altre sette Uccp nate nell’ASP di Catanzaro.Il “Modello Lamezia/Catanzaro”, caratterizzato dalla gestione di sedi, apparecchiature e personale assunto direttamente dai MMG, attivo 24 ore al giorno, è oggetto di ampi consensi a livello nazionale, ma c’è il rischio che, proprio in Calabria, venga soppiantato da una modalità che accentra nelle aziende sanitarie la gestione delle UCCP, con utilizzo di proprie sedi e personale dipendente ASP.All’incontro è intervenuta l’on. Dalia Nesci che ha parlato dell’assoluta necessità che nella sanità calabrese venga rispettata la legalità e che le risorse della sanità vengano utilizzate nell’interesse dei pazienti/utenti e non, come spesso è accaduto, per fini personali/elettorali.Il dr Scuteri, coordinatore dell’UCCP Borgia, ha illustrato i miglioramenti apportati nell’organizzazione dell’UCCP Borgia e dal grosso limite rappresentato dalla condivisone di parte del personale amministrativo con il Polo Sanitario Territoriale.Ha concluso l’incontro la proiezione del cortometraggio: “Uccp Borgia, tra sogno e realtà” realizzato dal fotografo Salvo Corigliano che ha presentato in modo fantasioso ed ironico la trasformazione dell’Uccp.
lunedì 13 aprile 2015
Uccp, risultati e prospettive
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mercoledì 1 aprile 2015
TERRITORIO, LA NUOVA FRONTIERA DELLA SANITA’ ITALIANA
La crisi degli ultimi anni ha acuito le difficoltà di
sistema, sempre meno posti letto in ospedale con conseguente maggiore
emigrazione fuori Regione, al contempo territorio in attesa di trasformazione
ingessato tra MMG in attesa e Decisori che non si decidono ad imboccare la via
del rinnovamento.
A complicare il quadro che vede da una parte una classe
politica senza soldi da investire, dall’altra i medici di famiglia con spese e
carichi di lavoro crescenti da sostenere.
La strada maestra è quella che porta alle AFT, alle UCCP ed
alle Case della Salute, viste come principale punto di accesso per i cittadini
al sistema sanitario. Ma se si vuole ri-organizzare l’assistenza sanitaria
nazionale orientandola a strutture territoriali alternative ai pronto soccorso,
luoghi fisici precisi con integrazione multi-professionale , in grado di dare
risposte concrete senza essere sottoposti alla medicina difensiva, la risposta
più adeguata sono le Medicine di Gruppo Avanzate SELF-MADE, cioè non collocate
in strutture pubbliche con personale dipendente e fattori di produzione non
condizionati dalle logiche del pubblico impiego. Noi medici siamo siamo
disponibili a partecipare ai processi di crescita dell’assistenza territoriale,
a patto che ci sia la volontà di passare da un paradigma di risparmio
tout-court ad uno fondato sugli investimenti, noi investiamo su noi stessi e
gli amministratori e la politica devono investire i risparmi prodotti sul
territorio inteso come destinazione ultima del valore economico espresso in
beni e servizi.
In quest’ottica abbiamo modelli costruiti sulla legislazione
in vigore (AFT,UCCP) che numeri alla mano sono stati in grado di produrre
significativi risparmi in termini di spesa, raffrontandoli con servizi
equivalenti prodotti in modo tradizionale.
Per isorisorse deve intendersi rispendere le somme
risparmiate per mettere in condizione di sostenere i costi dei MMG e non di
ridipingere le corsie degli ospedali.
E’ giunta l’ora di mettere da parte i differenti punti di
vista che dividono le diverse sigle sindacali, abolire le fantasiose iniziative
che politici e amministratori sperimentano ciascuno per la sua strada,
convergere gli sforzi su di un MODELLO UNICO, variamente articolato in funzione
delle diversità dei territori e non dei funzionari.
Il coordinatore UCCP Studio Michelangelo di Lamezia
T. Ercole Mercuri
T. Ercole Mercuri
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venerdì 27 marzo 2015
Il buon Ospedale di Vibo Valentia
Un caso raro di tumore GIST
Maschio di anni 72 operato presso l'Ospedale di Vibo Valentia dall'equipe chirurgica diretta da Franco Zappia.
GIST ( tumore stromale gastrointestinale) gastrico -Neoplasia rara (1-5 casi ogni 100.000 persone) -Possono svilupparsi in tutto il tratto gastro-intestinale con maggiore frequenza nello stomaco. -Maggiore incidenza dopo i 50 anni. -Originano dalle cellule interstiziali di Cajal responsabili della motilità intestinale. -Sono di fatto sarcomi dei tessuti molli, ma , a differenza di questi, sono caratterizzati dalla presenza di una mutazione del gene c-KIT -Possono essere a bassa, intermedia e alta malignità. -La terapia è chirurgica se la malattia è localizzata. -Se la malattia è diffusa e nelle recidive, si utilizza un farmaco molto efficace ( efficace nell' 80% dei casi) l' Imatinib. Nel caso in esame il Gist era di basso grado e non erano presenti metastasi. Iconografia di Sergio Pacetti anatomopatologo.
GIST ( tumore stromale gastrointestinale) gastrico -Neoplasia rara (1-5 casi ogni 100.000 persone) -Possono svilupparsi in tutto il tratto gastro-intestinale con maggiore frequenza nello stomaco. -Maggiore incidenza dopo i 50 anni. -Originano dalle cellule interstiziali di Cajal responsabili della motilità intestinale. -Sono di fatto sarcomi dei tessuti molli, ma , a differenza di questi, sono caratterizzati dalla presenza di una mutazione del gene c-KIT -Possono essere a bassa, intermedia e alta malignità. -La terapia è chirurgica se la malattia è localizzata. -Se la malattia è diffusa e nelle recidive, si utilizza un farmaco molto efficace ( efficace nell' 80% dei casi) l' Imatinib. Nel caso in esame il Gist era di basso grado e non erano presenti metastasi. Iconografia di Sergio Pacetti anatomopatologo.
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giovedì 19 marzo 2015
Il buon ospedale di Vibo Valentia
Infarto intestinale trattato e risolto
Maschio di anni 53 giunto nella chirurgia dell'Ospedale di Vibo Valentia con un
Infarto dell'intestino tenue ( cm180 ) da occlusione dell'arteria mesenterica superiore.MACROSCOPICAMENTE , le anse intestinali appaiono di colorito rosso cupo, " feccia di vino " , tumide ed edematose. All' apertura delle anse il lume intestinale appare a contenuto ematico con presenza di coaguli sanguigni.
La mucosa appare necrotico - emorragica.
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Sergio Pacetti
martedì 13 gennaio 2015
Il dolore toracico in medicina d'urgenza
1.
PREMESSA
Il
dolore toracico è un sintomo ad elevata incidenza (10% degli accessi in Pronto
Soccorso.) e determina il 4% dei ricoveri;
la
molteplicità delle cause e la brevità del tempo disponibile rendono impegnativa
la diagnosi.
La
clinica e l’ECG all’ingresso hanno bassa sensibilità (18-65%) e bassa
specificità (69%) per la SCA. Così più del 40% dei pz. viene ricoverato, mentre
il 25-50% dei ricoveri potrebbe essere evitato 2-8% dei pz. dimessi presenterà
successivamente un IMA
•
In questo gruppo di paz. gli eventi fatali raggiungono il 20% a 48h e l’8% ad 1
anno (con mortalità quasi doppia rispetto ai ricoverati)
2.
PROTOCOLLI
Il
punto nevralgico è determinato dall’area dell’Emergency costituita dalla
Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso che rappresenta la prima risposta
ospedaliera di Accettazione, Emergenza ed Urgenza e la cerniera fra ospedale,
di cui è parte integrante e territorio. E’ necessario quindi formulare protocolli
che permettano la individuazione dei pz con sindrome coronarica acuta
(SCA); stabilendo un percorso preferenziale con il Medico di Medicina Generale
per la continuità dell’assistenza al paziente dimesso dal Pronto Soccorso/OBI,
dopo la necessaria osservazione
Il
procedimento diagnostico – terapeutico che in ogni situazione utilizziamo e’
associato alla possibilita’ dell’errore: l’errore e’ un prezzo non eliminabile.
Quando
trattiamo un qualunque evento patologico sappiamo che l’obiettivo finale viene
raggiunto in genere quando tale evento viene fatto cessare e viene abolita o
ridotta la possibilita’ che si ripeta.
Il
percorso che seguiamo e’:
triage
fast track
stabilizzazione
osservazione
•
AREA DEL TRIAGE
individuazione
dei problemi emergenti in cui il personale infermieristico attribuisce un
codice di priorità di accesso degli utenti agli ambulatori
• AREA DI OSSERVAZIONE BREVE (12 - 24
ORE)
•
Reparto di Breve Degenza;Terapia di livello intermedio di Medicina
d’Urgenza. precisa vocazione all’accettazione di pazienti provenienti dal
Prono Soccorso
3.
IL PERCORSO DIAGNOSTICO IN PRONTO SOCCORSO
L’obiettivo
clinico principale del percorso diagnostico del paziente con DTA è
l’identificazione precoce dell’infarto miocardico acuto per realizzare nel più
breve tempo possibile una procedura di rivascolarizzazione , sia essa
trombolisi, angioplastica o by-pass, in ambiente cardiologico intensivo Questi
i passaggi:
-
Identificazione prioritaria della sindrome coronarica acuta con
sopraslivellamento del tratto ST (SCACSST) cui corrisponde lesione miocardica
transmurale secondaria ad ischemia grave e quindi generalmente il quadro
clinico dell’IMA il cui trattamento deve essere realizzato secondo le linee-
guida specifiche
-
La discriminazione della Sindrome Coronarica Acuta senza sopraslivellamento del
tratto ST (SCASSST) dalle altre cause critiche (Dissecazione aortica,
Pneumotorace, Embolia Polmonare, Pericardite con Tamponamento….). Questa
discriminazione ha una immediata ricaduta sulla prima scelta di
referral(chirurgia, pneumologia, cardiologia ecc.) e sui tempi di intervento
sul paziente.
-
L’assegnazione di probabilità alla SCA relativamente ad altre condizioni,
basata essenzialmente sul dolore, l’esame clinico e l’elettrocardiogramma.
L’assegnazione di probabilità di SCA ha come ricaduta una successiva scelta di
referral dove un valore alto indirizza immediatamente al ricovero, un valore
intermediobasso orienta al trattenimento del paziente in “Osservazione Breve”
nel Dipartimento di Emergenza ed un valore bassissimo orienta al rinvio a
domicilio del paziente o ricerca di altre cause.
- L’assegnazione del rischio di SCA
basato secondo la Carta Italiana del Rischio Cardiovascolare sui fattori di
rischio coronarico (età, sesso, fumo, Pressione Arteriosa, colesterolemia,
diabete) e inoltre sui precedenti anamnestici di malattia cardio-vascolare del
paziente. La valutazione del rischio di questo evento ha come ricaduta la
tipologia e la tempistica dell’intervento diagnostico.
-
Una valutazione iniziale e successive rivalutazioni allo scopo di meglio
definire la probabilità di SCA e il rischio di evento, in cui la SCA può
evolvere (Decesso, Infarto Miocardico Acuto, Angina Instabile ecc.), inteso
come possibilità quantificata che quell’evento si verifichi entro una finestra
temporale predefinita.
3.1.
La valutazione del paziente all’ingresso in Pronto Soccorso
DoloreToracico
Acuto:
è
Qualsiasi dolore localizzato nella regione compresa tra il naso e l’ombelico
o sintomo
“equivalente”
insorto nelle 24 ore precedenti l’osservazione in Pronto Soccorso, regredito o
in
atto,non
riferibile a trauma pregresso o a ad altra causa non cardiovascolare
immediatamente identificabile e potenzialmente secondario ad una possibile
Sindrome Coronarica Acuta (SCA)
Presentazione
di Angina Instabile (AI)
Angina
a riposo Insorgente
a riposo e/o prolungata (=> 20')
Angina
recente Insorta
da < 2 mesi e almeno in III° CCS
Angina
ingravescente
Angina
non recente aggravata per frequenza, > durata, < soglia
Il
triage infermieristico
Definizione
di dolore tipico, atipico o dubbio/probabile:
E’
comunque importante considerare che la atipicità del dolore non consente da
sola di escludere completamente la possibilità di una SCA: ischemia è stata
dimostrata
nel 22% di pazienti con dolore penetrante, nel 13 % con dolore di tipo
pleurico, nel 7 % con dolore riproducibile con la palpazione (ACC/AHA ).
I
pazienti che si presentano con le seguenti caratteristiche devono ricevere un
trattamento in “CODICE ROSSO”
Dispnea
grave
Pallore
cutaneo con sudorazione algida
Alterazioni
dello stato di coscienza (anche se riferite)
FC
<50 oppure=""> 120 -PAS < = 90 mmHG 50>
-I
pazienti identificati con “CODICE ROSSO” devono avere accesso immediato
all’ambulatorio di emergenza e deve essere assicurato:
-
1 o 2 linee venose di medio-grosso calibro con prelievo ematico
-
Monitoraggio ECG e parametri vitali
-
Somministrazione di O2 ad alto flusso eventualmente preceduta da EGA
-
ECG a 12 derivazioni
-
Somministrazione di ASA, salvo controindicazioni (Clinical Evidence: nei
pazienti con IMA l’aspirina riduce la mortalità, reinfarction e ictus. Il
dosaggio ottimale è di 160-325 mg in acuto.
-Le
raccomandazioni terapeutiche in letteratura sono:
-
in caso di ECG con sopraslivellamento del tratto ST iniziare riperfusione entro
1 ora
-
in caso di ECG con sottoslivellamento ST iniziare terapia secondo linee-guida.
Un
ecocardiogramma deve essere eseguito in tutti i pazienti con fondato sospetto
di Scompenso Cardiaco.
-I
pazienti che si presentano con le seguenti caratteristiche devono ricevere un
trattamento
in “CODICE GIALLO” :
Qualsiasi
dolore localizzato nella regione compresa tra il naso e l’ombelico o
sintomo
equivalente insorto nelle 24 ore precedenti l’osservazione in Pronto
Soccorso,
regredito o in atto, non riferibile a trauma pregresso o ad altra causa non
cardiovascolare
immediatamente identificabile e potenzialmente secondario ad una
possibile
sindrome coronaria acuta (SCA)
-I
pazienti identificati con “CODICE GIALLO” devono essere sottoposti ad ECG
entro
10 minuti dall’arrivo in Pronto Soccorso.
Per
questi pazienti occorre stabilire entro 30 minuti la probabilità di SCA
tramite
l’anamnesi, l’esame clinico e l’elettrocardiogramma.
3.2.
La valutazione della probabilità di Sindrome Coronarica Acuta (SCA) e l’OBI
Con
i criteri clinici è possibile produrre una prima stima della probabilità di
Sindrome Coronarica Acuta in atto che nelle nostre strutture è generalmente di
tipo qualitativo, mentre negli USA vengono utilizzati algoritmi clinici
computerizzati quantitativi che hanno dimostrato un buon valore predittivo di
Infarto Miocardico Acuto e di complicanze.
L’iter
diagnostico della SCA tiene conto della probabilità (bassissima, bassa,
intermedia, alta) basata sul livello di rischio di malattia coronarica
come documentato dalla Carta Italiana del Rischio Cardiovascolare nonché sulle
caratteristiche del dolore, dell’esame clinico e dell’elettrocardiogramma. I
pazienti ad alta probabilità vengono immediatamente ricoverati, quelli a
bassissima probabilità vengono dimessi o inviati ad altre valutazioni
specifiche, quelli a probabilità bassa o intermedia avviati all’osservazione
breve in Pronto Soccorso (OBI). I pazienti a rischio più alto sono quelli
con dolore toracico a riposo prolungato (>20’) nelle ultime 24 ore, segni di
scompenso cardiaco, ipotensione, età ³ 70 anni, alterazioni transitorie del
tratto ST, aritmie ventricolari, nuova comparsa di blocco di branca sinistro .
La
raccolta anamnestica deve essere diretta ad accertare la presenza o meno di una
Malattia Coronaria documentata in precedenza e quindi la presenza dei 3
elementi correlabili alla MC che in ordine di importanza sono i seguenti:
caratteristiche del dolore, storia di malattia coronarica preesistente, numero
dei tradizionali maggiori fattori di rischio coronarico.
Si
intende per familiarità per infarto miocardio precoce, la presenza di
infarto nel padre o nel fratello prima dei 55 anni di età ovvero ovvero nella
madre o nella sorella prima dei 65 anni di età.
L’esame
clinico nel paziente con sospetta SCA deve mirare ad identificare gli elementi
che possono predire una evoluzione negativa ad iniziare dalla valutazione delle
funzioni vitali e dalla rilevazione dei parametri (pressione arteriosa omerale
bilaterale, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, temperatura,
saturazione di O2) passando successivamente ai polsi arteriosi periferici e
all’esame del torace e dei quadranti superiori dell’addome. Nel corso della
ascoltazione la presenza di terzo tono realizzante un galoppo e di soffio da
reflusso mitralico (soprattutto se non precedentemente evidenziati) o di
rantoli polmonari depone per una ischemia miocardia severa. Anomalie dei polsi
periferici suggestive per vasculopatia rendono più probabile il rischio di MC.
Lo
shock cardiogeno è una complicanza che si verifica nel 5% delle SCA con una
mortalità > 60%, per questo la ipotensione con segni obiettivi di
ipoperfusione periferica costituisce una emergenza clinica in ogni SCA
Quando
possibile è fondamentale il confronto con ECG precedenti.
Un
ECG “normale” non esclude con sicurezza una ischemia miocardia
3.3.
L’Osservazione Breve
I
pazienti con dolore toracico a probabilità intermedia-bassa (vengono esclusi
quelli a probabilità bassissima) devono essere sottoposti a un periodo di
osservazione breve (6-12 ore) con esecuzione seriata di ECG e dosaggi dei
marcatori di lesione cardiaca
In
generale i criteri clinici da soli, spesso, non sono sufficienti per dimettere
i pazienti (salvo quelli a bassissima probabilità) ma sono utili come criterio
di stratificazione del rischio, per indicare il livello assistenziale
appropriato e soprattutto come indicazione ad eseguire ulteriori test.
Nella
routine clinica si rendono spesso necessarie ulteriori informazioni che
derivano principalmente dal dosaggio dei markers più sensibili e specifici e da
un breve periodo di osservazione in Pronto Soccorso, utilizzando protocolli
operativi standardizzati che consentano la rapida dimissione dei pazienti a
basso rischio.
In
questo contesto bisogna avere presente che tutti i test applicati ad una
popolazione mediamente a basso rischio, quale è quella che si presenta in
pronto Soccorso con dolore toracico ed ECG non diagnostico, hanno scarso valore
predittivo, con possibilità di “ falsi positivi” e di ricorso ad ulteriori
indagini non necessarie. Inoltre non tutti i pazienti con dolore toracico
devono essere trattenuti in osservazione e non a tutti devono essere dosati i
markers.
L’osservazione
in Pronto Soccorso dei pazienti a probabilità di SCA bassa o intermedia deve
avvenire in un ambiente attrezzato per la gestione della emergenza
cardiovascolare e deve prevedere una sorveglianza infermieristica continua.
L’osservazione
breve in Pronto Soccorso non deve superare le 12 ore.
Rilevazioni
da effettuare durante l’osservazione:
·
Parametri
vitali
·
Monitoraggio
dei markers ogni 4 ore (minimo due rilevazioni)
·
troponina
·
Mioglobina
·
Monitoraggio
ECG per ritmo e tratto ST o registrazione dell’ECG a 12 derivazioni
in
concomitanza con i prelievi ematici o in occasione di variazioni cliniche
significative
Terapia
da somministrare durante l’osservazione:
ASA
nei pazienti ad alta probabilità di SCA
Nitrati
S.L. a scopo diagnostico
La
documentazione di un significativo incremento dei markers cardiaci nel contesto
documentato o sospetto di SCA è indicazione al ricovero.
L’Osservazione
Breve costituisce il nodo cruciale dell’approccio diagnostico e prevede
interventi sia di tipo organizzativo gestionale sia in termini di reperimento e
aggiornamento delle competenze necessarie.
Al
termine dell’Osservazione Breve in Pronto Soccorso il paziente deve essere
rivalutato per eventuale ricovero o rinvio a domicilio. Di seguito è riportata
la tabella sulle possibili destinazioni del paziente rispetto agli esiti
dell’osservazione in Pronto Soccorso.
La
Medicina d’Urgenza è il complesso di attività intraospedaliere che garantisce:
o il primo e
rapido inquadramento diagnostico per l’identificazione della patologia acuta…...
o l’adozione dei
primi provvedimenti terapeutici per la stabilizzazione del paziente critico
o il tempestivo ed
appropriato coinvolgimento degli specialisti delle varie discipline, ed in
particolare di quelli che afferiscono al Dipartimento di Emergenza/Urgenza ed
Accettazione
o la selezione dei
pazienti che necessitano di ricovero, ivi comprese le urgenze“sociali”
o le attività da svolgersi in regime di
ricovero per la per la gestione di pazienti ad alto grado di complessità e
(relativamente) a basso grado di criticità
In
sostanza
o qualità delle
cure d’urgenza in modo continuo omogeneo e capillare: la cosiddetta “medicina
della prima ora”
o utilizzo
appropriato del ricovero in Ospedale, con attenzione agli aspetti
beneficio/rischio e beneficio/costo
o PERCORSO ASSISTENZIALE SECONDO UN
APPROCCIO SPECIALISTICO
1) SCA assente1) probabilità di malattia coronarica bassa (indice assoluto inferiore a 10 della Carta Italiana del Rischio Cardiovascolare), dolore non tipico regredito oppure alta probabilità di causa extracardiaca, marker negativi, ecg normale o invariato rispetto ai precedenti: dimissione con relazione al medico curante.
1) SCA assente1) probabilità di malattia coronarica bassa (indice assoluto inferiore a 10 della Carta Italiana del Rischio Cardiovascolare), dolore non tipico regredito oppure alta probabilità di causa extracardiaca, marker negativi, ecg normale o invariato rispetto ai precedenti: dimissione con relazione al medico curante.
2)
SCA assente,
Malattia Cardiovascolare nota oppure probabilità intermedia-elevata di Malattia
Coronaria (indice assoluto > 10 ) e dolore non tipico regredito, marker
negativi, ecg normale o invariato rispetto ai precedenti => deve essere
eseguito, previa valutazione del cardiologo, in fase di dimissione o
programmato nel più breve tempo possibile un test provocativo; il paziente è
inviato al curante con relazione.
3)
SCA assente,
indipendentemente dall’indice assoluto nella Carta Italiana del Rischio
Cardiovascolare, dolore tipico regredito, marker negativi, ecg normale o
invariato rispetto ai precedenti => deve essere eseguito, previa valutazione
del cardiologo, in fase di dimissione o programmato nel più breve tempo
possibile un test provocativo; il paziente è inviato al curante con relazione.
4)
SCA assente,
anche nei casi con probabilità di Malattia Coronarica elevata (indice assoluto
>20) dolore atipico per angina regredito, marker alterati compatibili con
danno miocardio minimo o cronico (valori non >10 volte il valore soglia
senza documentazione di progressione significativa per necrosi miocardica), ecg
già in
precedenza
alterato o ancora normale => ricovero in ambiente internistico o
cardiologico.
5) SCASSST accertata, dolore
regredito o presente, marker significativamente alterati, ecg alterato in senso
ischemico => ricovero in Cardiologia o Unità Intensiva Cardiologica.
6)
SCACSST e/o instabilità dei parametri vitali di sospetta natura cardiogena
=> ricovero con urgenza in Unità Intensiva Cardiologia in ogni momento del
Triage.
DEA Triage Codice rosso Codice
verde Codice giallo Evento: sospetto IMA Interventi salva vita ECG Mioglobina
Troponina Consulenza cardiologica + Trombolisi + Angioplastica primaria + UTIC
Medicina d’Urgenza - Dimissione Osservazione Valutazione clinica Ricovero
4.
CONCLUSIONI
L’Osservazione
Breve permette di conseguire due obiettivi:
1. Evitare i ricoveri inutili = danno
economico
2.
Evitare
le dimissioni pericolose = danno sociale
L’efficacia
della trombolisi e la prognosi a breve e lungo termine dei pazienti affetti da
IMA con áST,
sono legate alla precocità del trattamento.
L’obiettivo
primario del Pronto Soccorso Medicina d’Urgenza è la riduzione del tempo
“door-to-needle”.
L’organizzazione
della Medicina d’Urgenza deve essere orientata al raggiungimento di tale
obiettivo primario.
Esiste
il problema di una definizione nosografica adeguata e di un percorso
diagnostico-strumentale per l’IMA ad ECG normale.
E’
necessario, infine, formulare protocolli che permettano di stabilire un
percorso preferenziale
con
il Medico di Medicina Generale per la continuità dell’assistenza al paziente
dimesso dal
Pronto Soccorso/OBI, dopo la necessaria
osservazione (continuum clinico).
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venerdì 28 novembre 2014
LE EMORRAGIE DIGESTIVE
In
Letteratura viene stimata una loro incidenza pari a 150 nuovi
ricoveri ospedalieri per anno ogni 100.000 abitanti. Tale incidenza è
sovrapponibile a quanto riscontrato nel nostro territorio se sommiamo
ai numeri della nostra casistica endoscopica d’urgenza (circa 100
per anno) il numero dei pazienti che vengono ricoverati per emorragia
minore ed osservati endoscopicamente, in un secondo tempo, in
elezione.
Schematicamente
le emorragie digestive (ED) vengono classificate in “alte” e
“basse”: sono comprese nelle prime tutte le emorragie aventi
origine dall’esofago, stomaco e duodeno fino all’angolo duodeno
digiunale (Treitz); le “basse” hanno origine da lesioni
localizzate dal Treitz all’ano. A loro volta le ED alte vengono
distinte in ”varicose” e “non varicose” secondo l’origine
del sanguinamento: se da varici esofagee o gastriche, oppure da altre
lesioni.
Generalmente
le ED “alte” si presentano con un sanguinamento definito “alto”
comprendente le seguenti manifestazioni anche contemporanee o in
immediata successione: l’ematemesi cioè l’emissione con il
meccanismo del vomito di sangue rutilante o rosso scuro; il vomito
caffeano altro non è che l’emissione con il vomito di contenuto
gastrico contaminato da sangue a tipo ”posa di caffè”; la melena
e cioè l’emissione di feci formate, ma più spesso liquide o
semiliquide, di colorito nero “piceo” e fetide.
Le
ED “basse” si presentano con un sanguinamento definito
“intermedio” o “basso”. L’”intermedio” comprende la
melena e la ematochezia. Quest’ultima è l’ emissione di sangue
rosso vivo o rosso vinoso misto a feci, emissione di coaguli o di
diarrea francamente sanguinolenta.
Il
sanguinamento ”basso” comprende la ematochezia, la proctorragia o
rettorragia e cioè l’emissione di sangue rosso vivo non commisto
alle feci ma localizzato al loro esterno, oppure l’ emissione di
solo sangue rosso vivo, senza feci. La proctorragia ha comunque
sempre origine da una lesione localizzata nei segmenti colici distali
di sinistra e nel retto.
E’
purtroppo però vero che tale distinzione didattica non sempre
corrisponde alla precisa localizzazione della sede di lesione causa
di emorragia, in quanto le caratteristiche del sangue espulso con il
vomito o con la defecazione possono essere modificate anche da altri
fattori quali: la entità e la velocità con cui avviene l’
emorragia, ed il differente tempo di transito o di ristagno
all’interno del lume dell’apparato digerente.
La
positività del test del sangue occulto fecale (senza sangue
visibile) si ha per sanguinamenti cronici o di modesta entità e non
indica assolutamente la causa e la sede della perdita ematica.
Nel
Triage delle ED alte non varicose vengono contemplati fattori
“Predittori di Sanguinamento” e fattori “Predittori di
Mortalità” . Pur senza entrare in particolari specialistici o
squisitamente tecnici è possibile sottolineare i seguenti.
“Predittori
di sanguinamento” di una ulcera sono: le dimensioni superiori ai 20
mm; la sede (quelle localizzate sulla piccola curva gastrica, alle
pareti superiori ed inferiori del bulbo duodenale sono in stretta
contiguità con vascolarizzazioni importanti, quindi a maggior
rischio emorragico); la presenza, all’atto endoscopico diagnostico,
di un attivo sanguinamento “a getto” od “a nappo”; la
presenza sul fondo dell’ulcera di un vaso visibile non sanguinante;
la presenza di un coagulo adeso alla base dell’ulcera.
“Predittori
di mortalità” per un sanguinamento alto non varicoso sono: l’età
avanzata del paziente; la presenza di comorbidità (valutate e
schematizzate nella classificazione del rischio dell’American
Society of Anesthesiology); la instabilità emodinamica, anche per
comparsa di anemia acuta; la presenza di una ematemesi rosso vivo;
ed infine la quantità di trasfusioni necessarie a mantenere il
compenso emodinamico e correggere l’anemia acuta.
Fattori
di rischio per le ED alte varicose (una emorragia da varici compare
nel 20 % dei pazienti entro due anni dalla prima diagnosi e per
questo tipo di emorragia è riportata, in Letteratura, una mortalità
compresa fra il 10 ed il 20 %) sono: l’elevata pressione nel
sistema portale; la grave compromissione del parenchima epatico
(valutata e schematizzata nella classificazione di Child); la
presenza di sanguinamento attivo al momento dell’atto endoscopico.
In copresenza di questi fattori, o di maggiore gravità di essi, è
possibile il fallimento della terapia endoscopica per:
inarrestabilità del sanguinamento, ripresa a breve termine del
sanguinamento stesso, morte del paziente.
Il
Triage delle ED basse non trova, in Letteratura, una
standardizzazione pari a quella delle ED alte. Si giudica grave un
sanguinamento se: necessarie più di due unità di sangue per
compensare l’anemizzazione; è evidente un calo del valore
dell’emocromo superiore al 20 %; è rilevata una frequenza cardiaca
superiore a 100 bpm; viene misurata una PA sistolica inferiore a 115
mm Hg; è riferita una lipotimia; persiste un sanguinamento durante
le prime 4 ore di osservazione ed infine, ma non ultimo quale fattore
aggravante, coesiste terapia con ASA o AO.
Nostro
scopo però non è solamente quello di schematizzare le cause di ED o
valutarne la gravità; anche e principalmente è quello di arrestare
l’episodio emorragico onde evitare al paziente un trattamento più
aggressivo e/o demolitivo quale quello chirurgico, o la morte.
Nella
trattamento delle ED alte non varicose trova giusta collocazione la
terapia medica di supporto: l’ infusione di soluzioni cristalloidi
e colloidi per mantenere la stabilità del circolo; le trasfusioni
per compensare l’anemia; la vit. K in caso di anticoagulazione
farmacologia. La terapia medica specifica è oggi costituita dalla
somministrazione di IPP ev, in infusione continua, o in boli di 40 mg
ogni 8 – 6 ore. Quando l’esofagogastroduodenoscopia ? Sicuramente
entro 24 ore dalla comparsa dell’episodio emorragico e comunque a
condizioni emodinamiche soddisfacenti anche perché ristabilite.
Nel
trattamento delle ED alte varicose trova sempre giusta collocazione
la terapia medica di supporto così come dianzi descritta; la terapia
medica specifica si avvale dell’uso di antibiotici somministrati
per via parenterale (il cirrotico frequentemente va incontro a sepsi
anche letale dopo un evento emorragico); e di farmaci vasoattivi
quali la terlipressina, la somatostatina e l’octeotride, i quali
riducendo il valore pressorio nel territorio splancnico riducono la
portata ematica nelle varici e da qui l’emorragia. Quando
l’esofagogastroduodenoscopia ? Sicuramente non appena vengono
ristabilite condizioni emodinamiche soddisfacenti e comunque entro 12
ore.
Nel
trattamento delle ED basse trova ampia collocazione la terapia
medica, anche supportata dall’impiego dell’acido tranexamico per
via parenterale, perché non esiste un timing condiviso sul momento
dell’esecuzione dell’Endoscopia Digestiva. Alcuni Autori
suggeriscono di effettuare una preparazione intestinale forzata
nell’urgenza (anche attraverso sondino naso-gastrico) e
l’esecuzione di colonscopia in corso di emorragia; altri praticano
terapia medica in attesa dello stop dell’episodio emorragico per
poi praticare la colonscopia in elezione. Noi preferiamo questo
secondo atteggiamento seppure alcune rare volte, per emorragie
imponenti, abbiamo eseguito la colonscopia in urgenza, senza
ricorrere alla preliminare preparazione intestinale.
Volendo
elencare le cause di ED, e ricordando sempre la classificazione in
“alte” e “basse” possiamo dire che fra le prime, in ordine
decrescente per incidenza percentuale, vi sono: l’ulcera duodenale,
la gastrite erosiva, l’ulcera gastrica, le varici esofagee o
esofago-gastriche, la duodenite erosiva, le neoplasie dell’esofago
e dello stomaco. Nelle seconde, nello stesso ordine, vi sono: la
diverticolosi colica, le angiodisplasie del colon, le neoplasie
benigne e maligne del colon, le malattie infiammatorie croniche
intestinali, le coliti post-irradiazione ed infettive, le emorroidi e
ragadi anali, le emorragie post-polipectomia endoscopica e
post-operatorie. Una lesione particolare, causa di ED alta o bassa
perché riscontrabile in qualsiasi segmento dell’apparato
digerente, è la “lesione di Dieulafoy”: questa è una anomalia
vascolare (arteriola della sottomucosa che affiora alla mucosa
lacerandosi) che causa un improvviso ed importante sanguinamento. La
peculiarità negativa di questa lesione è la sua irriconoscibilità
se non viene identificata in corso di sanguinamento attivo; pertanto
in caso di arresto spontaneo (non raro ma spesso recidivante) del
sanguinamento si potrebbe avere una endoscopia positiva per presenza
di sangue in cavità ma negativa circa la causa.
Ebbene,
qual’e il ruolo dell’Endoscopia Digestiva nel management delle
ED? Fino qualche tempo fa, non molto lontano, l’endoscopia aveva un
ruolo puramente diagnostico e spesso veniva praticata ad avvenuto
arresto dell’emorragia, finalizzata al solo riconoscimento della
causa. Oggi no! Si intuisce da quanto è stato detto in precedenza a
proposito del trattamento dell’ED. L’endoscopia digestiva,
nell’emorragia digestiva, ha un ruolo squisitamente terapeutico:
riconosciuta la causa di emorragia bisogna che questa sia arrestata.
E perciò parliamo di Emostasi Endoscopica.
Quali
le tecniche di Emostasi Endoscopica ? ben codificate, esse sono 4: la
iniettiva, la termica, la topica e la meccanica.
La
tecnica iniettiva si avvale dell’impiego dell’ago da iniezione,
questo accessorio è un lungo ago che percorre il canale operativo
dell’endoscopio per fuoriuscire all’estremità distale
dell’endoscopio stesso. Attraverso questo si possono iniettare
intorno alla lesione sanguinante o nel contesto di essa alcuni
farmaci. L’adrenalina diluita iniettata in sede perilesionale
(ulcera ad esempio) ha un duplice effetto: realizza l’ emostasi per
compressione vascolare ma anche farmacologicamente per indotta
vasocostrizione arteriolare. Il polidocanolo (atossisclerolo)
iniettato nel contesto vascolare e/o perivascolare di una lesione
(varice esofagea, ulcera) ha anch’esso effetto compressivo, per
sclerosi dei tessuti perivascolari, ma anche obliterativo, sempre per
sclerosi, quando iniettato nel lume vascolare. Allo stesso modo
agisce il cianoacrilato, il quale iniettato all’interno del vaso
della lesione (varice fondo gastrico ad esempio) ne produce la
obliterazione solidificando “a stampo”nel lume vascolare.
La
terapia termica utilizza l’energia elettrica di coagulazione
prodotta da particolari elettrobisturi e viene veicolata da sonde di
conduzione che fuoriescono, attraversando il canale operativo,
dall’estremità distale dell’endoscopio stesso. Il contatto
dell’apice della sonda bipolare, che emette la corrente, con il
vaso della lesione (vaso visibile su fondo d’ulcera ad esempio) ne
provoca l’obliterazione coagulativa. Negli elettrobisturi di ultima
generazione la corrente di coagulazione viene veicolata dal gas
argon, sempre mediante tipi di sonde. Quest’ultima tecnica
coagulativa, definita Argon Plasma Coagulation, offre il vantaggio
dell’assenza di contatto fra sonda e vaso. In pratica il gas argon
viene “spruzzato”, e con esso la corrente, sulla lesione
provocando coagulazione dei vasi e dei tessuti. Questa tecnica ha
praticamente annullato il rischio performativo viscerale presente
nelle tecniche da contatto precedentemente impiegate.
La
terapia topica, della quale non abbiamo esperienza, consiste nello
“spruzzare” colla di fibrina o spray di trombina sulla lesione
(fondo d’ulcera ad esempio) al fine di ottenere una emostasi per
coagulazione biochimica.
La
terapia meccanica fa uso di particolari accessori (clips, band
ligator, endoloops) che realizzano l’emostasi con effetto
meccanico. Le clips, paragonabili sommariamente alle gaffette
utilizzate per spillare dei fogli, vengono fatte scivolare chiuse,
alloggiate all’interno di un catetere, dentro il canale operativo
dell’endoscopio. Una volta fuoriuscite dall’estremità distale
dell’endoscopio vengono aperte come le chele di un granchio e
successivamente serrate per chiudere meccanicamente il vaso
sanguinante (lesione di Dieulafoy ad esempio). Più complessa è la
descrizione di un band ligator e del suo funzionamento: si tratta di
una serie di piccoli elastici circolari impilati su un piccolo
cilindro che viene a sua volta adattato sull’estremità distale
dell’endoscopio. Questi elastici sono manovrabili per mezzo di un
cavetto di acciaio che scorre nel canale operativo dell’endoscopio,
collegato a sua volta ad una manopola di rilascio innestata sulla
parte prossimale del canale operativo. La suzione della lesione
sanguinante (varice esofagea abitualmente) all’interno del cilindro
ed il rilascio dell’elastico alla base del vaso risucchiato
consentono l’emostasi con un meccanismo di strozzamento e quindi di
obliterazione del vaso. L’endoloop non è altro che un piccolo
cappio che viene introdotto, chiuso all’interno di un piccolo
catetere nel canale operativo dell’endoscopio, una volta
fuoriuscito dall’estremità distale dell’endoscopio viene
disteso, posizionato a circondare la lesione sanguinante (peduncolo
di un polipo classicamente), quindi serrato ed infine rilasciato dal
catetere. Anche questo accessorio realizza l’emostasi per
strangolamento e quindi obliterazione del vaso sanguinante.
La
tecniche di emostasi endoscopica possono essere impiegate
singolarmente, o in combinazione, nel trattamento di una lesione
sanguinante. In Letteratura viene riconosciuto un ottimale effetto
emostatico alle tecniche termiche e meccaniche usate singolarmente,
in minor misura a quelle iniettive. L’efficacia delle tecniche
iniettive viene esaltata dalla combinazione di queste con le tecniche
termiche e meccaniche.
Dott.
Antonio Chirico
Endoscopia
Digestiva Diagnostica e Chirurgica - Azienda Sanitaria Provinciale
Vibo Valentia
Etichette:
emorragie digestive,
Toni Chirico
sabato 18 ottobre 2014
I Medici di Famiglia Calabresi
guidati da Antonino Pio D'Ingianna
vincono con il progetto C.A.P.I.R.E.
il concorso di idee sulla aderenza terapeutica
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