domenica 15 giugno 2014

Storie di Epatite C:
L'Infettivologo Dr Brogna
L'Epatite da virus C

Dott. Michele Brogna U.O. di Malattie infettive e del fegato  P.O. di Vibo Valentia
L’Epatite da virus C- l’infettivologo
Il virus dell’Epatite C (HCV), è stato scoperto, nel 1989 da Choo, Houghton e collaboratori, dopo lunghi, laboriosi ed ingegnose ricerche che miravano a caratterizzare il virus dell’epatite non-A nonB.
Da allora molta strada è stata percorsa sul piano, virologico, diagnostico e, terapeutico.
L’epatite rappresenta una delle cause più frequenti di malattia di fegato in tutto il mondo. Circa il 20% dei soggetti che contraggono un’infezione con il virus dell’epatite C  va incontro ad  una malattia cronica di fegato, che può arrivare alla cirrosi epatica, ed alle sue temibili complicanze quale l’epatocarcinoma.
La diagnosi di laboratorio è basata sulla ricerca dell’HCV ab e, nei soggetti positivi, dell’HCV RNA, e sugli esami di funzionalità epatica. Successivamente, per verificare l’indicazione alla terapia, occorre valutare l’esistenza ed il livello di danno epatico. Bisogna in particolare indagare e quantizzare il grado di necro-infiammazione e lo stadio di fibrosi. Ciò può essere fatto con metodi invasivi quali la biopsia epatica , ma recentemente stanno emergendo altri mezzi non invasivi quali l’elastografia epatica (ad es il Fibroscan), o l’elastosonografia, od ancora i marcatori sierologici di fibrosi (ad es. il fibrotest) .
I pazienti che presentano un danno epatico sono suscettibili di terapia. La prima terapia tentata è stata con la somministrazione di Interferone standard tre volte la settimana, con risultati deludenti (intorno al 13% di pazienti guariti), successivamente si è visto che l’associazione della ribavirina per os (peraltro senza conoscerne il meccanismo di azione) migliorava di molto la risposta alla terapia. L’ulteriore step è rappresentato dall’introduzone dell’Interferone pegilato (PegIFN) a somministrazione settimanale, che ha portato la percentuale di guarigione intorno al 50% complessivo. Infine nel 2011 è iniziata quella che è stata definita una nuova era nella terapia dell’epatite C:  gli antivirali ad azione diretta (DAA). Tali farmaci agiscono su varie fasi del ciclo replicativo dell’HCV. I primi due farmaci ad essere autorizzati sono stati il Boceprevir ed il Telaprevir entrambi attivi sulla polimerasi virale ed impiegati solo sull’HCV di genotipo 1. Questi farmaci hanno portato d un incremento di circa un terzo nelle percentuali di risposta ma al prezzo di importanti effetti collaterali (anemia, disgeusia , gravi episodi di rush cutaneo). La ricerca si è quindi orientata verso DAA con migliore profilo di sicurezza, attività su più genotipi dell’HCV e minor durata della terapia. Recentemente sono stati autorizzati due nuovi farmaci il Sofosbuvir ed Simeprevir (entrambi non ancora disponibili in Italia), tali DAA hanno il vantaggio di essere ben tollerati, di facile assunzione, di essere attivi su più genotipi del virus C, di richiedere un periodo breve di trattamento,  e di poter essere usati per alcuni genotipi in regimi terapeutici cosiddetti Interferon free. Sfortunatamente hanno un costo elevatissimo (circa 60.000 euro per 12 settimane di terapia). Molti altri farmaci sono in fase di sperimentazione più o meno avanzata con l’obiettivo di arrivare ad una terapia dell’epatite C che sia solo orale, senza interferone,sicura, scevra da gravi effetti collaterali, funzioni su tutti i genotipi, sia di breve durata e curativa.
Possiamo quindi affermare che le nuove terapie per l’epatite C, lasciano sperare che nei Paesi sviluppati si arriverà a contenere e forse eradicare la malattia. Purtroppo nei Paesi in via di sviluppo il problema è più complesso sia per le particolari modalità di trasmissione parenterale della malattia, che per l’insostenibile carico economico. Qui probabilmente il vaccino potrebbe costituire una soluzione, ma, le difficoltà sul piano della ricerca e la non favorevole prospettiva economica per le aziende farmaceutiche rendono tale opportunità molto difficile da realizzare.

L’U.O. di Malattie Infettive e del fegato, del Presidio ospedaliero di Vibo Valentia, presso la quale lavoro, è stata individuata dalla regione Calabria quale Centro per la prescrizione dei nuovi farmaci antivirali, insieme ad altri 4 centri distribuiti sul territorio regionale.

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