Dott. Michele Brogna U.O. di Malattie infettive e del fegato P.O. di Vibo Valentia
L’Epatite da virus C- l’infettivologo
Il virus dell’Epatite C
(HCV), è stato scoperto, nel 1989 da Choo, Houghton e collaboratori, dopo
lunghi, laboriosi ed ingegnose ricerche che miravano a caratterizzare il virus
dell’epatite non-A nonB.
Da allora molta strada
è stata percorsa sul piano, virologico, diagnostico e, terapeutico.
L’epatite rappresenta
una delle cause più frequenti di malattia di fegato in tutto il mondo. Circa il
20% dei soggetti che contraggono un’infezione con il virus dell’epatite C va incontro ad una malattia cronica di fegato, che può
arrivare alla cirrosi epatica, ed alle sue temibili complicanze quale
l’epatocarcinoma.
La diagnosi di laboratorio
è basata sulla ricerca dell’HCV ab e, nei soggetti positivi, dell’HCV RNA, e
sugli esami di funzionalità epatica. Successivamente, per verificare
l’indicazione alla terapia, occorre valutare l’esistenza ed il livello di danno
epatico. Bisogna in particolare indagare e quantizzare il grado di
necro-infiammazione e lo stadio di fibrosi. Ciò può essere fatto con metodi
invasivi quali la biopsia epatica , ma recentemente stanno emergendo altri
mezzi non invasivi quali l’elastografia epatica (ad es il Fibroscan), o l’elastosonografia,
od ancora i marcatori sierologici di fibrosi (ad es. il fibrotest) .
I pazienti che
presentano un danno epatico sono suscettibili di terapia. La prima terapia
tentata è stata con la somministrazione di Interferone standard tre volte la
settimana, con risultati deludenti (intorno al 13% di pazienti guariti),
successivamente si è visto che l’associazione della ribavirina per os (peraltro
senza conoscerne il meccanismo di azione) migliorava di molto la risposta alla
terapia. L’ulteriore step è rappresentato dall’introduzone dell’Interferone pegilato
(PegIFN) a somministrazione settimanale, che ha portato la percentuale di
guarigione intorno al 50% complessivo. Infine nel 2011 è iniziata quella che è
stata definita una nuova era nella terapia dell’epatite C: gli antivirali ad azione diretta (DAA). Tali
farmaci agiscono su varie fasi del ciclo replicativo dell’HCV. I primi due
farmaci ad essere autorizzati sono stati il Boceprevir ed il Telaprevir
entrambi attivi sulla polimerasi virale ed impiegati solo sull’HCV di genotipo
1. Questi farmaci hanno portato d un incremento di circa un terzo nelle
percentuali di risposta ma al prezzo di importanti effetti collaterali (anemia,
disgeusia , gravi episodi di rush cutaneo). La ricerca si è quindi orientata
verso DAA con migliore profilo di sicurezza, attività su più genotipi dell’HCV
e minor durata della terapia. Recentemente sono stati
autorizzati due nuovi farmaci il Sofosbuvir ed Simeprevir (entrambi non ancora
disponibili in Italia), tali DAA hanno il vantaggio di essere ben tollerati, di
facile assunzione, di essere attivi su più genotipi del virus C, di richiedere
un periodo breve di trattamento, e di
poter essere usati per alcuni genotipi in regimi terapeutici cosiddetti
Interferon free. Sfortunatamente hanno un costo elevatissimo (circa 60.000 euro
per 12 settimane di terapia). Molti altri farmaci sono in fase di
sperimentazione più o meno avanzata con l’obiettivo di arrivare ad una terapia
dell’epatite C che sia solo orale, senza interferone,sicura, scevra da gravi
effetti collaterali, funzioni su tutti i genotipi, sia di breve durata e
curativa.
Possiamo quindi
affermare che le nuove terapie per l’epatite C, lasciano sperare che nei Paesi
sviluppati si arriverà a contenere e forse eradicare la malattia. Purtroppo nei
Paesi in via di sviluppo il problema è più complesso sia per le particolari
modalità di trasmissione parenterale della malattia, che per l’insostenibile
carico economico. Qui probabilmente il vaccino potrebbe costituire una
soluzione, ma, le difficoltà sul piano della ricerca e la non favorevole
prospettiva economica per le aziende farmaceutiche rendono tale opportunità
molto difficile da realizzare.
L’U.O. di Malattie Infettive e del fegato, del Presidio ospedaliero di
Vibo Valentia, presso la quale lavoro, è stata individuata dalla regione
Calabria quale Centro per la prescrizione dei nuovi farmaci antivirali,
insieme ad altri 4 centri distribuiti sul territorio regionale.
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