Il Medico di Medicina Generale Dr Francesco
Mellea Vibo Valentia
Epidemiologia
dell'Epatite C in Vibo Valentia
Difficile valutare con
precisione la prevalenza dell’epatite C
a livello internazionale e nazionale. Dati provenienti da fonti autorevoli come
OMS e review pubblicate su Hepatology o dati presenti nelle linee guida della
EASL (Società Europea per lo studio del Fegato) indicano esservi nel mondo da
130 milioni di infetti a 180 milioni con una variabilità tra i vari studi del
30%.
Le linee guida europee
fissano esservi il 2,35% di pazienti affetti da epatite C nella popolazione
europea ma con una ampia variabilità tra le varie nazioni e all'interno di
esse. In Italia secondo uno del CEIS la popolazione infettata dal virus sarebbe
del 2% con il coinvolgimento di un milione e duecentomila persone. Tale cifra è
solamente stimata ed estrapolata da altri contesti e per la grande variabilità
interzonale non necessariamente attendibile. In effetti esistono in italia
211.000 pazienti riconosciuti affetti di Epatite C e 11.800 in trattamento
farmacologico.
Mancano dati
consistenti sulla popolazione calabra e di Vibo Valentia. Dati sporadici
raccolti in alcune enclave selezionate indicano esservi fino al 7,5% di infetti
che non corrispondono alla percezione che i Medici di Medicina Generale hanno.
Dodici Medici di
famiglia (Borello Burello Buggè
Cammarota Contartese D'Amico D'Urzo
Grillo Satriani Soriano Spanarello
Mellea
) che lavorano
attivamente su territorio hanno voluto mettere assieme i dati presenti nei loro
database per valutare quale possa essere la prevalenza degli HCV positivi
nell'ambito vibonese.
I dodici medici
assistono 14614 assistiti a fronte di una popolazione residente di 33.118
persone e quindi il 44,13% della popolazione. Un dato sicuramente forte poiché
coinvolge quasi la metà della popolazione e potrebbe in mancanza di dati
ufficiali della ASP 204 essere utilizzato per una eventuale programmazione di
spesa e di ottimizzazione dei servizi. La prevalenza della epatite C in Vibo
Valentia è del 0,65% con solo il 15,53%
di pazienti sotto i 50 anni e con nessun nuovo caso registrato nel 2013.
Si sa come sia
difficile statisticamente stimare il numero di pazienti con epatite C sul
territorio sia perché la malattia decorre silente in oltre 80-90% dei soggetti
e molti infettati in cui non si sono presentati sintomi di allarme sconoscono
la loro situazione, sia per la guarigione spontanea a cui va incontro fino il
40% degli infettati, sia per l’impossibilità di scrinare tutta la popolazione.
Tuttavia il numero di pazienti che i MMG
sottopongono al test per la ricerca di anticorpi anti-HCV è elevato poiché
per buona norma una elevazione delle transaminasi in due prelievi ci obbliga
alla ricerca, i pazienti che fanno interventi chirurgici di ogni tipo sono
sempre scrinati, le gravide sono sempre sottoposte al test così come i donatori
di sangue, alcune categorie a rischio come chirurghi, odontoiatri, infermieri e
collaboratori dei dentisti e dei medici sono sottoposti al test, i tossicodipendenti
conosciuti sono sempre valutati con il test.
Il gruppo di 12 medici
MMG vibonesi hanno calcolato che con questo tipo di approccio è stata valutata
il 40% della popolazione.
In alcuni lavori
pubblicati a livello nazionale sono riportati dati rilevati da cluster molto
selezionati che indicano esservi nel sud fino al 7,5% di pazienti infetti. E’
evidente che proprio per la modalità di trasmissione del virus più frequente in
alcuni paesi del sud e nella nostra provincia dove era frequente l’uso di
siringhe e aghi non a perdere, possano esserci stati fenomeni epidemici
esplosivi limitati all’ambito territoriale ma non dapertutto. Il limite di
1,62% è un limite teorico massimo di prevalenza che pensiamo non sia superabile
in questo territorio e che un valore che sia attesti intorno all’1% sia più
veritiero e compatibile con la nostra situazione sanitaria.
La maggior parte degli
infetti, rispetto alla fonte di contagio, sono distribuite in queste categorie
• Esposizione
accidentale (di addetti e non addetti alla Sanità)
• Procedure
in Sanità (trasfusioni, odontoiatria, interventi chirurgici, iniezioni
intramuscolari effettuate nel passato con siringhe non a perdere)
• Uso
di droghe per via endovenosa
•
Trattamenti estetici (barbieri, estetisti, ecc)
E' interessante che
nessun nuovo caso si sia verificato nell'anno 2013 in questa popolazione di 15
mila persone.
La mancanza di nuovi
infetti nel 2013 nei 15.000 pazienti analizzati può essere spiegato con la bassa incidenza a livello nazionale di 2-4 casi nuovi per
milione di persone, con l'ottimizzazione dei servizi sanitari, la rigorosa
e meticolosa sterilizzazione con cui gli odontoiatri curano il loro
strumentario, la scomparsa delle siringhe e degli aghi riutilizzabili, l'uso di
rasoi monouso da parte dei barbieri, la minore presenza sul territorio di
tatuatori e scarificatori, e la minore presenza rispetto ai grandi centri della
tossicodipendenza.
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